venerdì 3 maggio 2013

10. LETTERE (n. 16) DI VINCENZO LOMBARDI AL PADRE DOPO LA MORTE DI ANTONIO


Il padre di Antonio: Onorevole Nicola Lombardi
1.                 21 agosto 1950: “Ho scritto alla Società 
         San  Paolo   per l'opera da tempo inviata”.

2.           23 agosto 1950: “Bardi è tornato e dovrò vederlo domani. Ottaviano mi ha scritto e gli ho scritto. Ma Toccafondi, Morandini e gli altri, sui quali più conto, sono tutti fuori Roma. Del resto bisogna andare piano e bene in queste cose.
Tu fai quel che devi costà per la sua vita.

3.             25 agosto 1950:  Stamattina ho potuto parlare con Bardi rientrato in sede. Dice che farà quel che potrà, ma è un editore e bisogna trattarlo per il suo verso. Povero e caro Nino, in mano di costoro! Ho avuto assicurazione che metterà in vendita la “Critica” come seconda edizione (con una rinfrescata, ha detto). Tutte le copie avute le ha vendute: poi Nino non si fece più vedere con le altre. Bardi è riservato, dice che non è ottimista, dato il tempo trascorso d'interruzione. E io l’ho lasciato dire. Certo è che le copie (e solo a Roma, di cui Bardi si è interessato ed è un pessimo lanciatore) sono state vendute e la critica tutta favorevole.
Ho detto che manderò 300 copie e non ho parlato di diritti, sia perché ignoravo il vecchio contratto, sia perché a noi non interessa l'utile se non servisse per il resto delle pubblicazioni. Ho detto che altro centinaio (dovrebbero essere 400 costà, mi disse una volta Nino) deve rimanere per me. Di queste io parlerò ai suoi amici ecclesiastici più vicini (Toccafondi, Morandini, ecc.), che sono anche miei amici, per sistemarle alle biblioteche e alle università cattoliche, onde la sua opera sia conosciuta di più e resti nei centri d'alta cultura.
Ho parlato della Filosofia delle rovine che a me pare un gioiello (tranne alcune pagine semplici come era lui) e mi ha detto che vuol vederlo. Potrebbe pubblicarlo, penso, trattenendo tutto l'utile della Critica, a noi dovuto, come anticipo. Ma non so.
Data la natura del lavoro, data la poca organizzazione divulgativa del Bardi, vorrei rivolgermi ad altri e se costoro vogliono anticipo si darebbe ciò che si ricaverebbe dalla Critica. Bisogna andare piano e bene, e l'ambiente non è facile. Tutto ciò è per lui che non sapeva fare nel mondo.

4.             16 settembre 1950: Vedo che io non ho (Nino non mi mandava nulla ed io non chiedevo) che la copia della Critica di Croce e dell'Esistenzialismo. Bisogna che tu metta da parte una copia di tutti gli altri scritti: opuscoli, saggi, riviste e articoli, ricercandoli nella sua stanza. È necessario, per averli sottomano e soprattutto perché restino nella famiglia, in raccolta.

5.             20 settembre 950: Ieri sera sono stato a lungo con Ottaviano, che è venuto a trovarmi. Dovrò preparare i dati biografici. Oggi li scriverò. Mi ha confortato un poco. È pronto a vedere il manoscritto di Filosofia delle rovine, e certo gli piacerà di farlo pubblicare dalla casa editrice Cedam, una delle migliori di cui egli fa parte e nella quale ha molta parte. Lancia benissimo i libri. Ho pensato che sia necessario far parlare i giornali e riviste, ma devo polarizzare la mia attenzione e azione con pochi amici, pratici nel mondo delle lettere. Altrimenti come potrò io dedicarmi tutto alla memoria di Nino? E’ un lavoro enorme, e sarei nel mio campo. Nino per me è un problema dello spirito.
Cosa diceva Nino nel suo diario di cui mi parli? Solo di cure? O poneva delle considerazioni? Mi interessa perché io do più importanza alla sua vita che alle sue opere. Adelaide ha iniziato quella raccolta di elementi come le dissi?
Sono necessari, potranno servire a Galati. A questa commemorazione io do grande importanza, perché fatta da persone capaci e autorevoli in un centro di provincia.
Mi telefona in questo momento Maria (Mancuso). È una cosa strana. Il giornale fu pubblicato ieri con la fotografia di Nino. Lei si è veramente interessata (ed è tanto buona) e può altro. Da qualche giorno ho in casa una donna analfabeta che ha visto la fotografia sul giornale, durante le pulizie. Maria mi dice che stamane questa donna le ha detto di aver sognato “quello della fotografia” (non sapeva chi fosse) vestito tutto di bianco, con le ali, contento, dire: “Dì alla signora che il giornale va bene”. È utile sapere che Maria tiene molto a questo giornale. La donna cosa sapeva di giornali? Di Nino? Di altro? Forse coincidenze, ma tutto concorda. No, non siamo soli. Io lo penso sempre che è con noi. Mi vado confortando in questo sentimento.

6.          22 settembre 1950: Spero che tu appunti, stralciandole, le cose che io ti dico di fare, che entrano tutte in un piano di lavoro.
Ieri sono stato da padre Morandini, professore titolare di filosofia e teologia all'Università Gregoriana (la prima nel campo ecclesiastico e credo l'unica del genere). Gli voleva bene e lo stimava molto, tanto da consigliare agli alunni lo studio della Critica. Sono stato a lungo con lui che aveva saputo, a caso, nel congresso tomistico. Gli ho detto di tutto e soprattutto della sua vita. Sapeva qualcosa, ma rimase meravigliato e abbiamo stabilito un certo programma. Padre Toccafondi, il grande teologo, scriverà sull'Osservatore Romano, Morandini sulla Civiltà cattolica. Era ciò cui io tenevo. Ho detto sempre che ormai è la Chiesa che deve valorizzare Nino. Ma c'è di più. Egli intende scrivere e far scrivere la vita, con riferimento soprattutto alla sua umiltà, carità, ecc. Mi ha pregato di raccogliere tutti gli elementi idonei, episodi, ecc. così come io ho sempre detto. Anche, e soprattutto, i fatti straordinari dopo la sua morte. Insomma ciò che riguarda la santità della vita. Si intende anche ciò che gli altri possono attestare. Inoltre padre Morandini mi pregò di trascrivergli qualche pensiero, sempre di carità, umiltà, dal suo diario. Mi pento di non averlo con me. Egli vuole trascrivere qualcuno dei pensieri. Bisogna che io ne abbia copia, al più presto. È facile e non è un lungo lavoro. Può farlo Adelaide, non voglio dire di più perché la santità non è cosa degli uomini. Ma certo padre Morandini è in grado di comprendere, è autorevolissimo, è in stretto contatto col Vaticano. Accennava anche a possibilità di beatificazione; se le prove ci saranno, col tempo diceva che bisogna fare delle figurine col suo ritratto, sapere se ci sarà qualche grazia, farsi rilasciare le dichiarazioni ecc. Tu forse non comprendi questo lavoro, ma io so che Nino vivrà. Le sue opere saranno valorizzate dalla sua vita, soprattutto. Io non mi stancherò, farò quanto posso. Temo solo del tempo e delle mie necessità più urgenti.
Sono un po' edificato, qualche volta, in questo pensiero, quasi felice.
Padre Morandini ti vuole scrivere. Ti abbraccio. Tuo figlio.
Mia cara Adelaiduzza, credo che tu ora sia sola, senza Annetta.
Spero che tu sappia da buona religiosa farti forza. Vorrei che mi scrivessi. Mi riferisco a quanto ho scritto a papà. Ti ho detto che tu puoi molto. Il mio pensiero, come vedi, è condiviso da chi è più competente di me. Fammi avere copia dei pensieri più religiosi, del diario. Raccogli, come ti dissi, le testimonianze (di tutti, anche di ciò che ti parrà superfluo e poi vedremo); avvicina Vitale e gli altri che lo conobbero nella sua opera di bene e fatti dare le testimonianze, dicendo che si vuole scrivere una sua biografia a Roma. Fai quanto credi opportuno, ma non ti limitare a piangere. Tu hai un compito altissimo. Devi essere contenta. La memoria di mamma e di Nino ci devono distaccare da ciò che non è strettamente necessario e faremo per loro quanto è possibile e cercheremo di essere sempre migliori. E’ vero? Ti abbraccio nel pensiero di mamma e di Nino. Tuo fratello.

7.                28 settembre 1950: Ho raccolto tutte, o quasi, le sue lettere a me dirette. Non parlava mai di sé e le lettere riguardavano alcuni periodi, interrotti da lunghissimi silenzi. Interveniva quando c'era bisogno, quando io ebbi l'ulcera, durante la guerra, quando stavamo per separarci, poi per soccorrerci dopo la liberazione; in questi ultimi tempi quando, scusandosi, parlava di sé. Anche Nino così, ma dominato da una macerante volontà di dominarsi.

8.                30 settembre 1950: Bardi vorrà pubblicare anche lui La filosofia delle rovine. Poi passerò per la visione il manoscritto che ho fatto fare in più copie e sto correggendo (Oh Nino! Nino! Quanto lavoro mi hai lasciato!). È bellissimo. Ottaviano è pronto per la casa Cedam. Devo rivedere tutti gli scritti e ci vorrà tempo. Ma prevedo
1.      Critica delle metafisiche: la ristampa e invio alle biblioteche e forse, col tempo, traduzione, una edizione con le aggiunte;
2.      Filosofia di Benedetto Croce: va lenta, ma va. Penso, col tempo, alla traduzione.
3.      Filosofia delle rovine;
4.      Da Platone a Stalin: forse tolti i capitoli della parte economica;
5.      Saggi (Esistenzialismo, realismo ecc. con altri non pubblicati e finiti);
6.      Scritti minori (gli articoli migliori e gli altri, una ventina);
7.      Filosofia dell'estremo oriente, togliendo ciò che è allo stato di appunti;
8.      Forse Diari intimi, cose intime.
Un bel lavoro come vedi. Ma mi pare ordinato e utile. Quanto tempo ci vorrà? Avrò il tempo?

9.             9 novembre 1950: (da Enrico Molé a Vincenzo Lombardi) Ho incontrato stamane il mio amico Vincenzo Tucci, l'illustre orientalista che voleva tanto bene a Nino, al nostro indimenticabile Nino, e mi ha detto che aveva richiesto i suoi manoscritti per provvedere alla pubblicazione. È vero? Mi diceva che non ha avuto nessuna risposta.

10.              13 novembre 1950: Passo sempre periodi di prostrazione. Sento che sei solo. Ed ora a Nino: c'è qui padre Giuseppe. Con lui sono stato in questi giorni. Egli lo comprendeva bene e può dare consigli. Sta leggendo tutto per un programma di lavoro. È quello mio, non così difficile. Ci vuole tempo, forza, denaro. La filosofia delle rovine ha pagine descrittive che non vanno, perché superate, e pagine bellissime, scultoree. Egli era un critico. Bisogna scegliere. D'accordo con fra Giuseppe. Da Platone a Stalin è forte nella prima parte, ma nella seconda molte ingenuità nella descrizione economica. Caro Nino, un agnello di fronte al problema formidabile dell'economia! Egli si riferiva a quella che conosceva in famiglia. Ma il libro va, nella maggior parte, soprattutto inviato con la sua vita. Frate Giuseppe ha letto i suoi diari ed anche lui è d'accordo con me. Che fare? Tante cose, molte e le faremo, ma credo bene, con calma. Mi parli di Tucci, benché io non ne abbia bisogno. Mi basta frate Giuseppe. Ma poi? Tucci crede che l'opera sia stata compiuta e non fossero che magnifici abbozzi. Vedremo cosa potrò fare. Mi sentirei di completare io il quadro di alcuni capitoli. Ma si tratta di non fare altro. Sono un po' scoraggiato da qualche giorno, pur sapendo che si farà tutto, a qualunque costo. Ti ho espresso un mio stato d'animo.

11.             8 febbraio 1951: Lettera di Adelaide con aggiunta di Vincenzino. Vorrei che tu portassi con te i pensieri di Nino per sistemarli con La filosofia delle rovine e una presentazione della sua vita. Credo sia l'unica cosa da poter fare subito: pensieri, brani autobiografici, l'operetta, una presentazione intima per noi, per il pubblico, per la Chiesa.

12.             28 marzo 1951: Bardi mi dice che sono pronti i libri. Ti scriverò. Provvedi per le vendite. Ho bisogno di costruire quest'anno, per stare tranquillo. I pensieri del nostro Nino non sono qua, come io ricordavo. Guarda nell'ultima ripartizione della sua libreria, verso la finestra. Sono necessari.

13.         Aprile 1951: Bardi mi ha mandato cinque copie. Ha fatto tutto. Credo manderà a te… E’ la cosa più seria tra le cose da fare e si vedrà anche il resto man mano… Vorrei sapere se ha cercato là dove gli dissi, sulla scrivania a destra, per i pensieri.

14.         17 aprile 1951: Vorrei fare una bella biblioteca prima di morire, come pensavamo insieme col povero Nino. Ho per lui l'elenco, il primo dato vita i vari centri… Ne attendo un altro. Ho fatto rilegare per la famiglia i suoi due volumi e anche l’Esistenzialismo. Ti ho detto più volte dei pensieri e non hai risposto.

15.         23 aprile 1951: Attendo gli appunti di Nino nostro. Ho l'elenco degli istituti, ma attendo che sia completo per passarlo a Bardi.

16.         1 maggio 1951:  Pensieri d'oppressione. Maggio, che era caro a lui, quale inizio di un mese religioso. Ho terminato ora di leggere La filosofia delle rovine, per riordinarla.

Ora lo spirito è più libero, senza più quell’oppressione che mi impediva di andare avanti e concludere. E sono contento di aver abbozzato meglio la sistemazione di questo lavoro. È la prima parte sola che bisogna accorciare, quella della descrizione delle rovine, senza, si intende né aggiungere né modificare. È come una introduzione a tutte le considerazioni della seconda e terza parte. Egli era preso da sue impressioni personali e familiari e scrisse descrizioni che possono apparire superate dal tempo. La parte descrittiva, in sostanza, che si presenta anche prima, ed è cosa comune, minaccia di sovrastare l'altra, la vera anima e il suo pensiero. (Questo bisognerebbe) posporre nella prima parte e poi il resto a capitoli, senza distinzione di parti. Così va benissimo: lo presenta quale fu, nell'intimo, per noi e anche per gli altri, che non possono essere attaccati a certe piccole cose familiari. Egli dovette comprenderlo già e tu lo puoi vedere quando considerò che molto di ciò che era personale (e che tu mi facesti presente) egli stesso tolse. Nessuna alterazione, pertanto, ma un libretto snello e che facilmente lo presenta come egli fu e come intese. (Seguo) per ora tale linea, la sola che possa far richiamare su di lui l'attenzione di chi (legge). Si aggiungeranno altre cose intime, ma sempre con carattere generale:  una presentazione, perciò, del suo spirito. E così potranno seguire altre raccolte. E’ lavoro che richiede tempo e animo: questo lo sto riacquistando e il tempo lo troverò pur nella mia vita intensa. Ma non bisogna aver fretta: sono cose serie. Lo so che io mi preoccupo troppo del futuro e sento la voce di Nino mio quando mi esortava a non preoccuparmi troppo: “Devi fare quel che puoi”, (mi diceva) mentre ero a letto e lo vedo vicino alla spalliera! Vorrei che il resto della mia vita fosse illuminato dalla fede in Dio. Non so se ti faccio troppo dispiacere. Forse sì, forse è meglio comunicare con te così. Prenderemo serenità nel comunicarci sentimenti.


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