venerdì 3 maggio 2013

8. SCRITTI GIUNTI IN FAMIGLIA LOMBARDI DOPO LA MORTE DI ANTONIO LOMBARDI

Sullo sfondo la Casa Lombardi (a sinistra) - 
La chiesetta di Sant'Angelo che accolse la salma del Servo di Dio 
durante le esequie avvenute il 7 agosto 1950



1.     Padre Francesco Maria Saragò del Minimi (da Roma, 21 agosto 1950):
“ Ricordo l’affetto fraterno col quale mi accompagnò …quando tenni a Catanzaro un breve corso di conferenze ai laureati cattolici […] Onorevole, vada fiero di aver dato la vita a un sì nobile cuore e un sì eletto ingegno”.

2.     Padre Tommaso Bartolomei (da Napoli, 21 agosto 1950):
“Perdita irreparabile…”

3.     Padre Francesco Maria Gaetani (da Roma, 21 agosto 1950):
“L’ho sempre ammirato per la sua anima sinceramente cristiana, per la sua mente profondamente filosofica e per l’ampia cultura”.

4.     Professore Giuseppe Ismardi (da Pisa, 21 agosto 1950):
“Rimango privo di una delle più care amicizie, di cui la provvidenza m'avesse fatto dono […] Il mio buono e bravo e tanto caro Antonio ci ha lasciato![...] Lui, il suo sguardo buono e affettuoso, la sua voce calma e grave, che mi diceva sempre cose tanto care e gentili! […] una incolmabile eredità di amore […] Egli meritava ancora di vivere, e tanto, per continuare a fare tutto il bene che fece, con la sua intelligenza. Il suo libro sul Croce resterà come l'esempio della sua bontà, della sua carità, nella sua vita pura, intemerata”.

5.     Professore Giovanni Mora (da Varese, 22 agosto 1950):
“Con la sua dipartita sento un vuoto nel mio cuore che neppure il tempo riuscirà a colmare […] Mi disse che, se Dio gli avesse concesso vita, avrebbe portato a termine, entro il 1952, una nuova edizione della sua opera Critica delle metafisiche. Il pensiero e la sua persona saranno sempre presenti al mio cuore”.

6.     Professore Ennio Zelioli (da Cremona, 22 agosto 1950):
“L’ho conosciuto in un convegno di dirigenti uomini cattolici alla Verna […] Rievocando la sua figura mite e soavemente buona, Lo penso nel mondo dei beati a cogliere il premio della sua attività esemplare dal Signore cui servì in umile e devota dedizione”.

7.     Padre Angelo Maria d’Anghiari (da Loreto, 22 agosto 1950):
“Era una gran degna persona e un intellettuale di valore”.

8.     Professore Giuseppe Schiavello (da Sorianello, 23 agosto 1950):
“Ammiravo nell'adorato estinto la forte intelligenza, la squisita bontà, l'animo aperto a ogni nobile sentimento […] Nel suo animo albergarono gentili ed elevati sentimenti”.

9.     Mons. Francesco Olgiati (da Sormano - Como, 22 agosto 1950):
“E’ per me, come per tutti gli studiosi cattolici d'Italia, un dolore vivissimo ed una ferita al cuore. Il suo alto ingegno e la sua bontà d'animo lo rendevano caro a tutti e da tutti ammirato”.

10.                Professore Aldo De Astis (da Firenze, 23 agosto 1950):
“Anima buona nel più ampio senso della parola”.

11.                Padre Vincenzo Ceresi (da Roma, 23 agosto 1950):
“Piango il forte ingegno, che egli mise con tanto disinteressato fervore al servizio del pensiero cristiano; e più ancora il suo cuore d'oro, nobilissimo, innamorato dell'umiltà e della povertà evangelica, dov'è il segreto della sapienza […] La famiglia nei mali della vita trovava in Antonio motivo di conforto e di legittimo orgoglio”.

12.                Professore Ugo Petruzzellis (da Roma, 23 agosto 1950):
“Era così degno di amore e di stima. Privi dell'affetto di così nobile anima, piangiamo […] Il nostro Antonio ha varcato le soglie dell'eternità: a lui ormai arride senza veli la Verità, che profondamente amò e servì con entusiasmo. Confortiamo il nostro dolore nella speranza, nella certezza dell'immortalità, in cui egli credeva con sincera e profonda fede. Tra giorni uscirà sulla ‘Rassegna di scienze filosofiche’, che lo ebbe apprezzato redattore e collaboratore, un breve necrologio”.

13.                Don Gaetano Fornari (da Montecassino, 24 agosto 1950):
“Non era solo una speranza, ma il pensatore acuto e penetrante nella sua coscienza cattolica […] Era un'anima che il Signore ha giudicata già matura per il cielo”.


14.                Padre Agostino Gemelli (da Milano, 26 agosto 1950):
“Porgo sentite condoglianze”

15.                Professore Giulio Augusto Levi (da Firenze, 26 agosto 1950):
“Egli è vissuto, come tu stesso dici, ‘in umiltà e in lavoro’! Felice già su questa terra per questo”.

16.                Professore Giorgio Del Vecchio (da Bardonecchia - Torino, 29 agosto 1950):
“Ho e avrò sempre vivo nell'animo il ricordo di quel nobilissimo spirito, di quell'ottimo cuore […] C’incontrammo in una riunione presso i Padri rosminiani a Porta Latina […] Nei suoi scritti rifulgevano le rare doti del suo intelletto”.

17.                Professore Vito G. Galati (da Roma, 29 agosto 1950):
“Il tuo dolore non può avere sollievo che nella piena coscienza dell’alto valore morale di tutta la vita del nostro Nino. Quando si esprime una così profonda spiritualità, nasce spontaneo il sentimento che non ha prezzo, il rispetto, che è la lode maggiore dell’uomo […] L’espressine più nobile della tua vita è questo tuo Figlio, che non muore nel ricordo di chi lo conobbe e di chi lo conoscerà nei suoi scritti. Lo onoreremo. Io penserei ad una prossima commemorazione in Catanzaro, ma è opportuno parlare ad amici per prepararla in modo che, anche esteriormente, sia degna di Nino”.

18.                Professore G. Tucci (da Campo di Giove, 1 settembre 1950):
“A lui mi legavano grandi vincoli di simpatia intellettuale”.

19.                Dottore Livio Labor (da Luino - Varese, 2 settembre 1950):
“Con Antonio ci volevamo bene, fusi nell’Ideale […] Era così leale, serio e discreto, indimenticabile […] Ci ha preceduti nella società eterna che noi sanguinando costruiamo da quaggiù”.

20.                Professore Ioseph G. Fucilla (da Illinois, 11 settembre 1950):
“Ci resta la consolazione di vivere ancora con lui nei nostri ricordi e specialmente attraverso ciò che ci ha lasciato, i suoi scritti”.


21.                Sacerdote Mario  Boehm (da Città del Vaticano – L’Osservatore romano, 8 gennaio 1951):
“La morte di Antonio è stata per me una delle perdite più dolorose […] Era una festa il rivederlo ogni tanto nel mio ufficio e sentirlo così nobilmente parlare… il caro e dotto amico e scrittore”.

22.                Fra Giuseppe Di Maggio (telegramma da Partinico, dicembre 1953):
“Nino prezioso seme caduto per terra già feconda spirituali frutti gloria di Dio bene prossimo partecipo pieno animo sue onoranze”.

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